Speleo Club Ribaldone - Genova

Grotta Giara

03 Luglio 2005

Partecipanti: Roberto Braga (S.C. Ribaldone) + Roberto Galanti, Stefania Mantero, Stefania Pittaluga (G.S. Martel)

Appuntamento alle 8.15 in prima battuta alla Fiat e poi alle 9.30 a Pietra Ligure. Alle 8.30 il Bradipo missile non fa ancora avere sue notizie. Una…due…tre…mille telefonate sul cellulare ma non si ottiene risposta. Alla fine alle 9 la StePi citofona e finalmente il Bradipo si degna di svegliarsi!

Alla fine riusciamo a salire in macchina ad un orario decente, se non fosse per i 4 chilometri di coda in autostrada potremmo addirittura arrivare in orario. Galanti ci aspetta per almeno un’ora. Alle 10.30 finalmente arriviamo a destinazione, sosta per la colazione e ci mettiamo in marcia. Stipiamo tutto sul fuoristrada di Roberto B. e ci dirigiamo per il sentiero. Ci aspettano 40 minuti di marcia prima di arrivare alla grotta. Peccato che i tempi si dilatino in modo spropositato PER COLPA DI QUALCUNO e conquistiamo l’ingresso della grotta per le due. Finalmente qui l’aria è decisamente respirabile, l’ombra e il fresco della grotta ci fanno riprendere dal gran caldo che abbiamo patito durante la salita. Passato qualche minuto siamo pronti ad entrare. All’ingresso un’enorme stalattite la fa da padrone. Si dice che il nome “Giara” dato alla grotta derivi proprio da questa concrezione. Che comunque di “giara” ricorda poco. La cosa strana è che non abbia nessun tipo di corrispondenza in alto nonostante la grandezza. Proseguiamo per la prima galleria, molto concrezionata e molto ampia che finisce in un pertugio chiuso da un tombino. Attrezzato già con una corda per discendere lo scivolo che incontreremo successivamente. Roberto per primo, StePi, SteMa e Roberto in chiusura. Oggi abbiamo risparmiato sui nomi. Al fondo dello scivolo altra piccola strettoia. SteMa va per prima, oramai si diverte. SPLASH!

“Ehm…Roberto….qui si va a mollo!!!”

“Aspetta che arrivo”

SteMa evapora all’istante e Roberto va avanti, conoscendo sicuramente meglio la grotta. Effettivamente l’acqua c’è…e pure tanta…ma decidiamo di andare. C’è da bagnarsi fino al collo. Macchine fotografiche nei caschi, sacchette personali in mano (non si sa mai, si bagnassero le sigarette!!!!) e si va’.

Cunicolo stretto e allagato, fortuna che non è molto lungo. All’uscita ci aspetta un enorme salone dove le canne d’organo la fanno da padrone. Più avanti la volta si abbassa ancora. Le concrezioni diventano numerose e l’acqua non accenna a diminuire.

La bellezza della grotta però merita un po’ di sofferenza in acqua.

Passaggio in cui siamo costretti a bagnarci, numeri da circo per tenere le macchine fotografiche all’asciutto e siamo già al sifone finale. Sosta per una sigaretta (sono uscite incolumi!) piccola merenda, tentativi vari di fotografie, ma diventa impossibile riuscire a farne una abbastanza nitida. Inoltre non si trova nemmeno un appoggio in modo tale da non utilizzare il flash, c’è troppo fango.

Finita la sosta, dietro front e ci dirigiamo all’uscita. A ritorno proviamo a fare ancora un po’ di foto, alcune fortunatamente stavolta riescono ad uscirne nitide. Il problema è proseguire sul fondo fangoso con una mano impegnata nel tentativo di salvare l’ultima macchina fotografica sopravvissuta. Nonostante tutto se ne esce incolume.

E siamo di nuovo al passaggio allagato. La temperatura della grotta è abbastanza alta. Oramai ci divertiamo quasi. E così, Roberto prima, StePi, e poi SteMa e Roberto B. che non contenti si fermano a fare le foto pure dentro l’acqua, tanto oramai siamo quasi fuori!

E in breve conquistiamo l’uscita. Foto di rito all’ingresso della grotta, ci cambiamo e ci dirigiamo lungo il sentiero che ci ricondurrà alla macchina.

Uscita breve ma davvero meritevole, sia per la magnificenza della grotta, sia per il gruppo poco numeroso ma splendido.